Perché la crisi del metano ha fatto impennare il costo dell’AdBlue

Sono circa 1,5 milioni i tir in Italia con motori diesel Euro6 che rischiano di restare fermi a causa della mancanza dell’additivo AdBlue, necessario per ridurre le emissione di azoto contenute nei gas di scarico dei motori diesel e senza il quale è impossibile accendere questi veicoli. L’aumento del prezzo del metano ha infatti reso più scarsa e costosa la produzione di AdBlue, il cui componente fondamentale, l’ammoniaca, viene sintetizzata proprio dal gas naturale liquefatto.
Che cos’è AdBlue?
Adblue è il nome commerciale di una soluzione in acqua demineralizzata di urea tecnica, che è un composto derivato dall’ammoniaca. Nei veicoli di nuova generazione serve ad abbattere le emissioni di ossidi di azoto, l’inquinante del diesel. Quando l’additivo presente nel motore si esaurisce, questo continua a funzionare fino al primo spegnimento e da lì la centralina di avviamento non lascia riaccendere il motore fino a che non si rabbocca il liquido.
Perché scarseggia?
La carenza di AdBlue, che sta mettendo in allarme il settore degli autotrasporti, nasce dalla crisi del metano dovuta all’aumento della domanda di gas come sostituto di combustibili fossili più inquinanti e delle pressioni geopolitiche sui prezzi della Federazione russa, che detiene il monopolio sui gasdotti per l’esportazione di gas in Europa. In questo modo, nell’ultimo anno, sintetizzare i composti necessari per la produzione di AdBlue è diventato sempre più costoso e i vari produttori europei hanno dovuto rallentare bruscamente la sua fabbricazione.
In Italia, la situazione è stata aggravata dalla decisione dell’azienda Yara di Ravenna, unico produttore italiano e fornitore del 60% del mercato nazionale di AdBlue, di sospendere la produzione dell’additivo per un mese. Il costo di questa sostanza è passato da 230-250 euro la tonnellata a 300-500 euro nel giro di due settimane.
Cosa comporta questa situazione?
L’aumento dei prezzi va a scaricarsi direttamente sui trasportatori e sui camionisti, che subiscono un alto rincaro dei costi di gestione e dei costi operativi. Molti trasportatori stanno già facendo rifornimenti a un costo più che raddoppiato rispetto alla primavera, riporta l’associazione di categoria Fai conftrasporto su Il Sole 24 ore. In aggiunta a questo, l’aumento dei prezzi di AdBue potrebbe comportare l’aumento delle emissioni nocive, a causa del rischio di rimozione delle centraline che verificano il livello di additivo e impediscono l’accensione del mezzo, se troppo basso.
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