Una coalizione globale per creare i mercati contadini del futuro
Tra i lasciti più evidenti delle ore più convulse di questo biennio pandemico, c’è sicuramente una riflessione sulla nostra spesa alimentare. Perché se da una parte abbiamo assistito ad una spinta verso il digitale, e una rimonta dell’acquisto online, d’altra parte lo sguardo si è rivolto al locale, e ai benefici che questo può offrire in termini di qualità, di sostenibilità e anche di rapporto umano.
I farmers market
Il settore dove questo approccio diventa evidente è quello agroalimentare: in tutto il mondo sta prendendo piede un modello che unisce produttore e consumatore, usando la leva della tradizionale prossimità territoriale e, al tempo stesso, assicurando pratiche e approcci votati al futuro. Da queste premesse, questa estate, ha preso vita la Coalizione mondiale dei farmers market (che potremmo tradurre come “mercati contadini”), di cui oggi fanno parte Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Norvegia, Australia, Danimarca, Giappone, Ghana, Georgia, Cile, Nuova Zelanda e anche l’Italia.
Proprio il nostro Paese è stato precursore di un’esperienza cui altri oggi stanno guardando, quella dei mercati di Campagna Amica, rete promossa dal sindacato Coldiretti e nata nel 2008, che oggi conta oltre mille mercati di vendita, ospita più di 10mila aziende ed è in grado di generare oltre 4 miliardi di fatturato. “I farmers market sono il luogo dove si concretizza nella maniera più importante la necessità dei consumatori di fidarsi di chi produce il cibo, si crea un rapporto di fiducia e ci si apre a ci chi vuole conoscere chi ha prodotto che mangia, e da dove proviene”, spiega Carmelo Troccoli, direttore generale di Fondazione Campagna Amica.
Rispetto ai mercati rionali già conosciamo, precisa Troccoli, nei farmers market si trovano infatti gli stessi produttori, allevatori o agricoltori, che allevano e coltivano i prodotti a chilometro zero che troviamo sul banco, e non degli intermediari. Per la medesima ragione, avendo anche campi e bestiame da seguire, i farmers market di Campagna Amica non sono aperti più di un paio di giorni a settimana, ma spesso offrono la consegna a domicilio.
Una filiera globale ma corta
Il tema del chilometro zero, in particolare, è molto sentito. Secondo i dati condivisi da Campagna Amica, tra l’inizio degli anni Novanta e il 2017 il valore del commercio alimentare globale è passato da 315 miliardi di dollari a circa 1.500 miliardi di dollari e i Paesi a basso e medio reddito rappresentano quasi un terzo di questo commercio alimentare. Ma più la filiera alimentare si allunga, spiega Coldiretti, più aumentano i problemi logistici, ambientali e anche speculativi, come la pandemia ci ha dimostrato. Al tempo stesso, soluzioni che prima di questa fase sembravano un azzardo, sono presto diventate l’unica risposta possibile.
“Quattro anni fa abbiamo dato vita a un progetto di mercati indoor, ed è quello che successivamente ci ha dato possibilità affrontare la pandemia perché sono serviti anche come piattaforma per il delivery a casa delle persone”, prosegue Troccoli. E non si tratta dell’unica novità nata dal periodo difficile: “Eravamo ad aprile di un anno e mezzo fa. Stavamo cercando di capire come affrontare la situazione, e abbiamo avviato dei contatti con i nostri amici statunitensi, dove la Farmers Market Coalition americana rappresenta oltre 4mila mercati e oltre 40mila produttori a livello nazionale. Pian piano, è nata l’idea di una coalizione mondiale”.
Ovvero, l’esigenza di far “fronte comune” radunando le associazioni, studiando nuove soluzioni per emancipare gli agricoltori, ma al tempo stesso divulgare (anche tramite social network) e le tematiche relative alla buona alimentazione: “La nostra esperienza di Campagna Amica è sicuramente all’avanguardia, possiamo contare su una rete di mercati coperti estremamente sviluppata e molti stanno guardando al nostro esempio. Viceversa, mi piacerebbe portare in Italia una iniziativa che esiste negli Stati Uniti e in Canada, in base alla quale grazie ad un aiuto pubblico, ad esempio dei coupon, alle famiglie in difficoltà venga garantito l’accesso ai prodotti dei farmers market, ovvero a cibo locale, più fresco e nutriente,” riassume Troccoli.
C’è poi una seconda area che la rete italiana sta cercando di implementare. Dice Troccoli: “Vorrei che i nostri farmers market diventassero sempre più simili a quelli dei nostri amici londinesi, ovvero un luogo non solo dove fare la spesa, ma uno spazio di intrattenimento con spettacoli, giochi per bambini, attività didattiche: stiamo già lavorando in questa direzione”.
Coworking contadino
La finalità, spiegano da Coldiretti, è cambiare il paradigma: meno cibo anonimo, più volti e qualità. Ma se è vero che la pandemia ha favorito la riflessione, secondo il direttore di Campagna Amica non si tornerà indietro, crisi o non crisi: “La pandemia ci ha portato ad un aumento delle richieste del +20% soprattutto per quanto riguarda ortofrutta, farina, pasta. Nel 2020 abbiamo aperto 43 mercati, e per il 2021 siamo sopra i 30 già aperti, e i numeri continuano a crescere, quindi siamo molto positivi”.
La richiesta di farmers Market, in particolare, non va solo incontro alla voglia di cibo fresco e locale, prosegue Troccoli, ma è anche la strada ideale per trasformare un luogo antico, il mercato rionale, in un vero e proprio spazio di coworking per i contadini: “Fondazione Campagna Amica aiuta a trovare gli spazi pubblici adatti ai mercati o a partecipare bandi per l’assegnazione degli spazi. A livello pratico, poi, in un periodo di crisi economica questo diventa il luogo dove poter spartire i costi, gli spazi e le competenze, esattamente come un coworking”.
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