Cosa sappiamo dei casi di miocarditi segnalati dopo i vaccini
Dolore al petto, la sensazione del cuore che galoppa, respiro corto. Così come era stato con i rari problemi di coagulazione segnalati dopo il vaccino AstraZeneca, anche per le miocarditi e pericarditi associate ai vaccini a mRna le istituzioni hanno provveduto a segnalare i sintomi cui stare particolarmente attenti. Soprattutto in alcune fasce di popolazione: quella dei giovani di sesso maschile, perché qui, più che in altre sotto-popolazioni il problema sembra presentarsi, sebbene raramente. E avere anche delle ripercussioni: non tanto a oggi sulla condizione di salute di chi si sottopone al vaccino, quanto nelle politiche vaccinali. Ma andiamo con ordine.
Miocardite e pericardite
Pericardite e miocardite sono infiammazioni a carico del cuore. In particolare, nel primo caso ci si riferisce a un’infiammazione del pericardio, il rivestimento che protegge il cuore. Nel secondo a un’infiammazione a carico dello stesso muscolo cardiaco. Sono in genere causate da infezioni, batteriche o virali, o da danni al cuore, ricordano dai National Institutes of Health americani, e possono portare ad aritmie o insufficienza cardiaca.
I nomi di queste due condizioni hanno cominciato a essere più popolari (e Google trends lo conferma) negli ultimi mesi, dopo l’arrivo, o meglio l’approvazione, dei vaccini a mRna anche per gli adolescenti. Perché, scriveva già a luglio l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) – e prima dell’estensione del vaccino Moderna nella fascia degli adolescenti – “sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite” dopo le vaccinazioni con mRna. Soprattutto nei giorni a ridosso della seconda dose e soprattutto nei giovani di sesso maschile. Le stesse informazioni sono quelle che si trovano sul sito dei Centers for Disease Control and Prevention, con le dovute cautele: nella maggior parte dei casi si tratta di condizioni non gravi, che si risolvono presto e senza strascichi. Ma di certo, come per qualsiasi potenziale effetto collaterale associato ai vaccini (e qualsiasi farmaco) la possibile correlazione andava e va indagata.
Le segnalazioni in Italia
Non sorprende, dunque che arrivino nuovi dati in materia accanto alle segnalazioni registrate dalle autorità che si occupano di fare sorveglianza vaccinale. Per esempio, nei giorni scorsi, l’Aifa ha rilasciato il nono rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19, dove si parla anche di miocarditi e pericarditi.
In particolare, si legge, 6 sono i casi di miocardite/pericardite ogni milione di dosi somministrate segnalati in relazione alla somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTech, 11 ogni milione di dosi somministrate per quello Moderna. Rari nella fascia dei più giovani – ma non specificati nel numero – i casi di miocardite, pericardite o miopericardite/perimiocardite, ma sempre “dopo somministrazione di vaccini a mRna, prevalentemente dopo la seconda dose e nei soggetti di sesso maschile”. Una correlazione discussa non solo dai rapporti di farmacovigilanza, ma anche da studi sul tema.
I nuovi dati sulle miocarditi correlate ai vaccini
È il caso delle pubblicazioni arrivate nei giorni scorsi sulle pagine del New England Journal of Medicine. Uno dei due studi ha analizzato l’incidenza di miocarditi in due milioni e mezzo di persone che in Israele hanno ricevuto almeno una dose di vaccino Pfizer, stimando, nei 42 giorni successivi, un’incidenza di circa due casi ogni centomila persone, che arrivava a circa 11 casi su 100mila nel caso di giovani maschi di età compresa tra i 16 e i 29 anni.
I casi, segnalati più spesso nei giorni successivi alla seconda dose, erano per lo più lievi o moderati, scrivono gli autori. Ma difficilmente comparabili con altri studi, per limiti metodologici. Detto questo risulterebbero più alti di alcune stime dei Cdc statunitensi citate dagli autori, che parlano di 1,2 casi ogni 100mila ragazzi tra i 18 e i 29 anni. Ma anche più alti rispetto all’incidenza nella popolazione generale (quindi compresi anche i ragazzi), considerando che si parla di circa 10 casi su 100mila persone. Questo stesso dato non è certo: oscilla tra 10-22 casi per 100mila persone, citando un approfondimento sul tema dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, ma secondo altre fonti l’incidenza sarebbe più elevata e più comune tra i giovani di sesso maschile in generale. Stime del mese scorso evidenziavano un rischio di miocarditi triplicato dalla vaccinazione, con un eccesso di 3 eventi per 100mila persone.
Un altro studio, sempre sul Nejm, conferma che l’incidenza di miocarditi aumenti dopo la vaccinazione e risulti maggiore nei giovani di sesso maschile, specialmente dopo la seconda dose (analisi riferite ai casi di miocarditi a partire dai dati di oltre 5 milioni di vaccinati). Per esempio, nella fascia 16-19 anni si sono osservati 34 casi dopo la seconda vaccinazione rispetto ai quasi 3 attesi, facendo riferimento al biennio pre-pandemia, e 32 rispetto a 4 nella fascia 20-24 anni. Ma, nel complesso, si legge nel paper, l’incidenza di miocarditi rimane bassa e “generalmente lieve”, anche se si conferma per incidenza aumentata nei vaccinati rispetto ai non vaccinati.
Le decisioni dei paesi
Malgrado questo, e anche se comunque rare, le miocarditi restano un problema da indagare in relazione ai vaccini, concludono gli autori, perché in alcuni casi potrebbero essere gravi. Per questo, applicando una sorta di principio di cautela (anche in virtù delle stime di incidenza ancora difficili da fare), proprio a partire dai dati che si stanno accumulando sul tema alcuni paesi hanno rivisto le loro politiche vaccinali nei giovani. In maniera analoga a quanto era avvenuto dopo le segnalazioni di trombosi associate al vaccino di AstraZeneca, quando la paura aveva spinto alcuni a sospendere il vaccino anti-Covid Vaxzevria .
Accanto al citato principio di cautela trova spazio anche la considerazione del rischio (minore, ma non del tutto assente) di casi gravi di Covid-19 e complicazioni nei più giovani. Questo sebbene di per sé le miocarditi siano ben più comuni dopo l’infezione che con la vaccinazione, come ricordano gli scienziati. Detto questo, alcuni paesi sembrano essersi mossi: per esempio, Svezia e Danimarca hanno bloccato l’uso del vaccino di Moderna negli adolescenti mentre altri paesi (come Norvegia e Gran Bretagna), riassume il New York Times, avrebbero scelto la strada di una sola vaccinazione per i più giovani.
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