Siamo stati nella prima selfie room in Italia (e vi raccontiamo come funziona)
A volte c’è la luce sbagliata, altre qualcuno che passa sullo sfondo, altre ancora il cesto del bucato che finisce accidentalmente nell’inquadratura. Se i vostri tentativi di fare selfie accettabili vanno troppo spesso a vuoto, potete tirare un sospiro di sollievo. A Milano ha aperto la prima selfie room della città. E noi siamo stati a visitarla. Di che cosa si tratta? Di uno spazio (colorato, divertente, strampalato) in cui sono allestiti una quindicina di set molto instagrammabili perfetti per farsi le foto. Basta pagare (un’ora costa 15 euro) per poter portare a casa uno scatto nella piscina di palline con fenicottero gonfiabile o abbracciati a un orso di peluche gigante che, finalmente, non sfigurerà sul vostro profilo.
L’idea non è una novità in senso assoluto, perché all’estero le attività simili (chiamate a seconda dei casi selfie museum, selfie room o selfie factory) hanno già un buon seguito. A Londra Selfie Factory ha ricreato al suo interno un vagone della metropolitana che sembra uscito dal mondo di Barbie, per dire, mentre negli Stati Uniti ci sono addirittura catene di franchising come Selfie Wrld. A Kiev c’è la Kyiv Selfie Room, mentre a Dubai l’esperimento di The Selfie King sembra per il momento affondato (anche se un post promette una nuova apertura in Giordania). In Italia il trend è ancora agli inizi e SelfieRoom è il primo esempio a Milano, per l’esattezza a Pero, poco lontano dalla Fiera di Rho.
Aperta dal 5 ottobre tra i garage di un condominio, SelfieRoom propone una quindicina di set per scattare foto o girare video con il proprio smartphone o con una macchina fotografica professionale. Si va dalla piscina piena di diecimila palline gialle con gonfiabili a forma di fenicotteri rosa alla vasca da bagno con le paperelle, dal letto in verticale sulla parete (basta girare l’inquadratura per creare effetti divertenti) all’angolo multicolor dove accovacciarsi tra le braccia di un orso di peluche lungo 3,40 metri. Senza dimenticare le classiche ali d’angelo, il tappeto elastico per immortalarsi in volo o la cella tutta gialla per chi ha un’attitudine da Orange is the new black.
“I set sono degli spunti”, spiega Federico Lamastra, il fotografo che ha creato SelfieRoom. C’è chi si innamora semplicemente di una parete colorata, chi inventa situazioni alternative. L’idea è di non mantenere questi corner sempre uguali, ma di cambiarli nel tempo tenendo conto di come il pubblico interagisce e di quelli più o meno amati. Ma chi sono i fanatici del clic pronti a pagare per avere uno sfondo a prova di Instagram? Il target, spiega ancora Federico Lamastra, è duplice. Da una parte ci sono i content creator di professione: influencer, instagrammer o tiktoker che possono avere a disposizione con una spesa minima una location pensata apposta per le loro esigenze. Le luci a led sono adatte agli scatti con lo smartphone, per dire, e in giro per lo spazio si trovano ring light (le luci a cerchio). Non è un caso che nei primi giorni di vita dell’attività siano già passati da Pero cantanti o modelle per girare video e scattare foto.
Ma l’idea di Lamastra è arrivare anche (o soprattutto) a chi le foto non le fa di lavoro. Ragazzini, mamme con i figli, gruppetti di amici, coppie. “Per ora nessuno è venuto da solo: sono sempre in compagnia, almeno in due”, racconta. Il selfie diventa il pretesto per passare un’ora insieme, immortalandosi a vicenda, inventandosi le pose più divertenti o riuscite. “Qualcuno entra dichiarando di essere venuto solo per accompagnare l’altra persona. Poi si fa prendere dall’atmosfera e alla fine lo trovo che si mette in posa”. Da SelfieRoom si va esclusivamente prenotando tramite il sito lo slot di un’ora. Chi vuole per accordarsi per affittare lo spazio tutto per sé (per esempio se vuole girare un video professionale) e in futuro si potranno anche organizzare feste. Tra i progetti c’è anche quello di proporre un biglietto di ingresso più alto (a 50 euro) che comprende anche un giovane fotografo personale a disposizione.
Che i selfie siano entrati nel linguaggio e nella narrazione quotidiana non è nemmeno più tema di discussione. L’hanno intuito anche le mostre che sempre più spesso prevedono allestimenti fatti apposta per invogliare l’autoscatto. Sempre a Milano hanno aperto da poco, per esempio, il Museo delle Illusioni e Scienzaland, dichiaratamente pro-selfie (ricordate quando al museo non si potevano fare foto?). Mentre a Firenze fino a marzo 2022 si può visitare il Selfie Museum, che è un ibrido visto che propone tantissimi set per le foto creati da 400 artisti. Più simile al modello di SelfieRoom è il Museo del Selfie che ha aperto all’interno di Zoomarine, parco acquatico vicino a Roma, mentre a Torino c’è Kit Rooms, pensato per i tiktoker e per chi crea contenuti digitali di professione.
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