Per il ministero dell’Interno non serve una moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale
Nonostante il divieto del Garante della privacy e il parere contrario dei garanti europei sull’utilizzo di sistemi biometrici in pubblico, alcuni Comuni italiani hanno approvato altrettanti progetti per l’installazione di nuove videocamere di sorveglianza provviste di software per il riconoscimento facciale. Per questo Filippo Sensi, deputato del Partito democratico e primo firmatario di una legge per una moratoria su questi sistemi, ha presentato un’interpellanza urgente al ministero dell’Interno chiedendo di intervenire sulla possibile violazione delle indicazioni del Garante. Per il Viminale tutto è in regola, come si legge nella risposta, perché le diverse amministrazioni non hanno attivato la funzione di riconoscimento facciale, per cui il dicastero non ritiene necessaria una moratoria del governo sulla questione.
I comuni in questione
Sotto osservazione ci sono i casi dei comuni di Torino, Como e Udine, in cui è stata approvata l’installazione di videocamere che possono sostenere software per il riconoscimento facciale, pagate tramite i fondi statali, in alcuni casi previsti dalle Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città, con cui sono stati stanziati 80 milioni di euro in 3 anni, per l’acquisto di sistemi di videosorveglianza. Questi sistemi sono sempre più diffusi nelle nostre città. Solo nel comune di Milano si trovano 2.174 telecamere per la sicurezza urbana, quasi 1.800 a Roma, 392 a Venezia e 350 a Parma.
L’interrogazione
Nonostante la diffusione capillare delle videocamere, l’idea di un controllo in tempo reale capace di individuare immediatamente l’identità di chiunque passi sotto un occhio elettronico sembra raccogliere sempre più consensi. Per questo i deputati Filippo Sensi (già promotore di una proposta di legge per sospendere l’uso di questi sistemi in pubblico), Emanuele Fiano, Enrico Borghi e le deputate Debora Serracchiani, Anna Maria Madia e Chiara Brega, hanno presentato la loro interpellanza al ministero dell’Interno, chiedendo al governo di intervenire con una moratoria per impedire l’installazione di telecamere in grado di raccogliere dati biometrici.
La risposta del ministero dell’Interno
Nella sua risposta, il ministero ha fatto notare come a Como, per esempio, a seguito dell’installazione di 16 nuove videocamere dotate di sistemi di riconoscimento facciale, il Garante della privacy sia intervenuto immediatamente, ordinando di disabilitare la funzione di riconoscimento. Da quel momento il comune si è conformato alle direttive del Garante. A Torino, invece, il nuovo sistema di sicurezza Argo, che prevede una videosorveglianza in tempo reale, sta operando senza dati biometrici, ma sono in corso delle consultazioni preventive con il Garante per assicurare il pieno rispetto della normativa sulla privacy nell’utilizzo del sistema. Per quanto riguarda il comune di Udine invece, il ministero ha specificato che l’uso dei sistemi di riconoscimento facciale “era stato solo ipotizzato” e che, pur essendo disponibile come funzione delle nuove videocamere acquistate dal comune, non sarà avviata, a meno che non arrivi una “specifica autorizzazione” da parte del Garante.
In base a queste valutazioni, il ministero ha quindi deciso di non richiedere al governo l’approvazione di una moratoria che sospenda l’installazione delle videocamere dotate di software per il riconoscimento facciale, in attesa che il parlamento legiferi in materia.
The post Per il ministero dell’Interno non serve una moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale appeared first on Wired.