Cosa prevede la bozza di contratto di smart working dei lavoratori pubblici
Lo smart working non verrà abbandonato con l’uscita dalla crisi pandemica, ma fra un mese dovrebbe arrivare un contratto per il lavoro agile per i dipendenti pubblici. I nuovi contratti per il lavoro da remoto saranno probabilmente individuali e temporanei, specificheranno quante giornate di lavoro verranno svolte in presenza o da casa e identificheranno anche il luogo in cui svolgere la propria attività, che non potrà essere fuori dall’Italia. È quanto si apprende dalle dichiarazioni del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta e dalla bozza di contratto inviata ai sindacati dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) .
Con l’avvicinarsi della fine dello stato di emergenza, previsto per il prossimo 31 dicembre, ogni ufficio pubblico dovrà dotarsi del Piano organizzativo per il lavoro agile (il cosiddetto Pola), che identifica un massimo del 15% di attività da svolgere a casa, nonostante la percentuale di dipendenti in smart working sia ancora oggi attorno al 50%. Il Pola però è solo un piano interno di organizzazione e non riguarda le modalità contrattuali con cui regolamentarlo. Per questo l’Aran ha preparato la prima bozza di contratto per i lavoratori delle cosiddette funzioni centrali, cioè i ministeri, le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici.
Come funzioneranno i nuovi contratti per il lavoro a distanza?
Secondo quanto riportato da il Corriere della Sera, i contratti saranno stretti in forma individuale tra le amministrazioni e i lavoratori e verranno concordate la durata, le giornate in cui poter lavorare da casa e il luogo in cui lavorare, che non potrà essere fuori dai confini nazionali. Inoltre, il tempo di lavoro per lo smart working nelle pubbliche amministrazioni sarà diviso in 3 fasce: operatività, contattabilità e inoperabilità. Questa specifica serve a separare il tempo di lavoro da quello libero ed evitare che il lavoratore o la lavoratrice si trovino nella situazione di essere sempre operativi. Nell’ultima fase infatti, al dipendente o alla dipendente verrà assicurata la disconnessione completa.
In quali casi si potrà lavorare a distanza?
Tuttavia, non tutti i lavoratori e le lavoratrici potranno usufruire del lavoro a distanza. Secondo quanto si legge sempre sul Corriere della Sera, il lavoro agile sarà attivato solo “per processi e attività di lavoro previamente individuati dalle amministrazioni, per i quali sussistano i necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare con tale modalità”. Alcune categorie di lavoratori saranno facilitate ad accedere allo smart working, come i genitori con figli e figlie minori di 3 anni o con disabilità e i lavoratori disabili. Mentre saranno esclusi dal lavoro a distanza i lavoratori impiegati a turno e quelli che richiedono l’uso di strumentazioni non utilizzabili da remoto.
E nel privato?
Anche nel settore privato potrà essere utile approvare una normativa relativa al lavoro agile. Sul tema si è espresso il ministro del Lavoro Andrea Orlando che, come riportato da Ansa, ha sottolineato la necessità di un “accordo quadro nazionale sul lavoro da remoto. Per questo convocherò le parti sociali per riaprire il discorso, perché la contrattazione individuale non può rispondere a fenomeni che si sono sviluppati in questi mesi. Va tenuto conto del tema del diritto alla disconnessione, perché sta sfumando la differenza tra tempo di riposo e di lavoro”. Il ministro ha poi aggiunto che è pronto ad avviare un processo legislativo per regolare questi rapporti lavorativi se non si raggiungerà un accordo tra le parti sociali.
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