Dopo Covid-19 le imprese italiane investono sempre più in welfare
Salgono al 21% in Italia le imprese che possono offrire ai dipendenti un welfare aziendale elevato. Più del doppio delle società che potevano garantire gli stessi standard solo sei anni fa. È quanto emerge dal Welfare Index Pmi 2021 di Generali Italia, presentato oggi dall’amministratore delegato Marco Sesana. Una ricerca che ha coinvolto seimila piccole e medie imprese, di tutti i settori produttivi: se il 21% vanta livelli alti di welfare aziendale, l’impegno per dotare il personale di tutele è cresciuto nel 64% delle pmi dall’ultima rilevazione.
Una decisa accelerazione è arrivata con Covid-19 che ha spinto gli imprenditori a investire in ambito sanitario, concedendo ai dipendenti servizi diagnostici per il coronavirus (43,8%), servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) e nuove assicurazioni sanitarie (25,7%). Per la stretta attività lavorativa è sta stata data “maggiore flessibilità oraria (35,8%) e nuove attività di formazione a distanza (39%)”, oltre ad “aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%), aiuti per la gestione dei figli e degli anziani (7,2%) e per la scuola (6,8%); ma anche contributi alla comunità esterna, come donazioni (16,4%) e sostegni al Sistema sanitario e alla ricerca (9,2%)”.
Attività, si legge nel rapporto, diventate ormai “strutturali e permanenti” per il 42,7% delle aziende. E per il futuro le cose potrebbero ulteriormente migliorare: due imprese su tre intendono rafforzare l’impegno sociale verso i lavoratori (67,5%) e verso gli stakeholder esterni, come territorio e filiera produttiva (63,1%).
Per Sesana il welfare aziendale “è strategico per la crescita delle imprese, ma sarà anche leva per la ripresa sostenibile del Paese”. E da parte delle imprese c’è “sempre più consapevolezza” della sua centralità, con le pmi che si mostrano “dinamiche: rappresentano un settore che ha tantissima voglia di ripartire”, ha detto dal palco del Teatro Eliseo di Roma dove è stata presentata la ricerca. “Le aziende – ha aggiunto – utilizzano il welfare per intervenire su temi centrali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come salute, donne e giovani. Non si limitano a fare iniziative interne, ma cercano di includere e creare valore per fornitori e comunità“, ha sottolineato l’ad di Generali Italia in un dialogo con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
L’attenzione delle pmi verso i dipendenti – ha detto Sesana – “deve essere alimentata in coordinamento con il welfare pubblico” che continuerà a mantenere la sua centralità. Idea rafforzata da Orlando. “La crescita del welfare aziendale – ha spiegato il ministro – è costante e si deve ragionare su come coniugare questo sviluppo con una ripresa degli investimenti pubblici“. In una fase in cui si prevede un incremento della spesa dello stato, spinta dai piani di rilancio dell’economia finanziati dall’Unione europea, “al welfare aziendale – ha sottolineato Orlando – si chiede di integrarsi meglio con un welfare pubblico che deve tornare ad avere una sua forza: c’è un grande problema di coordinamento che deriva da grandi opportunità” e dà l’occasione di “pensare al welfare come una condizione per far crescere la competitività del Paese”.
Il welfare aziendale aumenta l’inclusione
Puntare sul welfare aziendale fa bene anche all’inclusione, di donne e giovani. Secondo il report di Generali Italia, la presenza femminile sale al 42% nelle imprese più attive nel welfare contro la media del 32,5%, con il 45,5% delle donne in posti di responsabilità contro la media del 36,2%. Sul fronte giovani, dai dati emerge che oltre la metà delle pmi più attive nel welfare ha assunto nuovi lavoratori (51,2% contro la media del 39,8%) contribuendo alla mobilità sociale.
Tra le seimila imprese censite dal report 105 hanno ottenuto il titolo di Welfare Champion 2021 conquistando le 5 W del rating Welfare Index Pmi. Nel 2017 nel gruppo dei campioni si contavano solo 22 pmi. A essere premiate imprese “caratterizzate da numerose iniziative in diversi ambiti del welfare aziendale, capacità gestionali e impegno economico-organizzativo elevati e impatti sociali significativi sulle comunità interne ed esterne all’impresa”, si legge nelle motivazioni. Le aziende, ha chiosato Sesana, hanno “agito come soggetto sociale, oltre che economico e di mercato, per la loro diffusione nel territorio e per la vicinanza ai lavoratori e alle famiglie, dando vita a un nuovo welfare di comunità“.
The post Dopo Covid-19 le imprese italiane investono sempre più in welfare appeared first on Wired.