Il caso Cuomo rivela tutta l’arretratezza culturale sul tema delle molestie sessuali
Può suonare male, ma in fin dei conti ha una sua efficacia il modo in cui Watters World, programma di satira di Fox News, ha aperto la puntata sul governatore Andrew Cuomo. “Non sono un pervertito, sono semplicemente italiano”, la breaking news attribuitagli ironicamente, una frase di primo acchito offensiva e perché no, razzista, non fosse che il governatore non ha mai realmente detto qualcosa di simile.
Accusato di molestie sessuali da 11 donne che in questi anni hanno lavorato con lui, il governatore democratico di New York ha provato a resistere sulla sua poltrona respingendo le incriminazioni. Ma alla fine, anche per la pressione del suo partito, ha gettato la spugna e si è dimesso. Questo senza mai ammettere esplicitamente di essere un molestatore, ma facendolo di fatto implicitamente. “Mi scuso profondamente se ho offeso qualcuno, ho avuto troppa confidenza con le persone, uomini e donne. Da italiano, ho sempre baciato e abbracciato in modo disinvolto”, la sua giustificazione. Eccolo, l’alibi tricolore, poi ripreso e gonfiato dalla satira di Fox News.
Ci sono tante cose che non vanno nella storia di Cuomo. Certo, si è innocenti fino a prova contraria e il processo non è ancora cominciato, molti aspetti però sono già confermati dallo stesso governatore: quella che lui chiama “troppa confidenza” sul luogo di lavoro, appunto, e il richiamo dell’italianità. Sotto quest’ultimo punto di vista, il problema non è il luogo comune sull’Italia che ci fa impermalosire tutti, bensì il fatto che nel 2021 ancora si viva per compartimenti culturali stagni al punto da usare questa fantomatica suddivisione come alibi, appunto, perfino per una molestia sessuale. Gli italiani affettuosi e fisici, gli scandinavi freddi e apatici, i filippini popolo di lavoratori domestici, gli ebrei tirchi e grandi risparmiatori e così via, in una sequela di leggende e macerie del passato che hanno anche stancato, soprattutto se tirate fuori in situazioni come quelle di Andrew Cuomo o, a dirla tutta, di Pio e Amedeo.
Ingoiando con il naso turato la giustificazione del governatore, comunque, si apre un’altra macrodimensione che è probabilmente uno dei più grandi problemi della contemporaneità: la tossicità mascolina nei luoghi di lavoro e altrove. Come hanno raccontato le varie testimoni che hanno convinto il procuratore a incriminare Cuomo, nei suoi uffici era tutto un concentrato di battute e riferimenti a sfondo sessuale, toccatine a 32 denti spacciate per gesti di amicizia, abbracci particolarmente stringenti, baci a ripetizione più o meno su ogni parte del corpo. Atti riconosciuti dallo stesso governatore, ma mascherati come forma di affetto, come espressione del bene che ti voglio, in realtà esempio perfetto di come la cultura della molestia sia profondamente diffusa nella società di oggi e non venga classificata e riconosciuta come tale, quanto meno da chi la perpetua.
“I’m not perverted, I’m just Italian 🤌” pic.twitter.com/JeuTqrs6vg
— Size Darling (@BetaGaiden) August 9, 2021
C’è la cattiva abitudine, nella concezione generale, a considerare abuso solo la violenza carnale; in realtà le vere molestie, quelle cioè che più caratterizzano la quotidianità e che rendono la vita di molte donne una corsa intramezzata da altissimi ostacoli di disagio e imbarazzo, sono proprio quelle per cui è accusato Andrew Cuomo. Il commento, la strusciatina, il contatto non richiesto, tutto questo è ordinaria amministrazione negli ambienti di lavoro e non solo, e il problema è non riuscire a comprenderne la problematicità. Dal “sono italiano” del governatore a “le sto facendo un complimento” del Faina quando in un video pluricondiviso su Instagram non si capacita del perché fischiare a una ragazza per strada non debba essere un vanto per la stessa, siamo così intrisi nella cultura delle molestie più o meno sottili che quando poi arriva un procuratore a dirti che sei un molestatore la risposta non è negarlo, ma ammetterlo credendo di respingere le accuse. “Ma come, ho solo baciato, abbracciato e toccato scherzosamente tante colleghe”, l’accusa che diventa difesa.
Quello che sta succedendo a New York con Andrew Cuomo è molto importante, perché sta facendo finire sotto i riflettori tutto questo ed è un alert per altri politici, dirigenti, superiori, capi. Il governatore ha detto che ritiene di non aver mai superato il limite con nessuno, ma ha anche aggiunto che per motivi culturali e generazionali può essere che questo limite sia stato ridisegnato e lui non se ne sia accorto. In realtà, la morale che ricaviamo da questa storia non è su nuove e vecchie linee che delimitano la molestia, ma sul fatto che le molestie sono molestie uguali da sempre, e che battute, toccatine, baci non consensuali e tutto ciò che fa impennare la lancetta della tossicità nei luoghi di lavoro non hai mai smesso di essere un problema. Ora, semmai, ci sono più mezzi per denunciarli e gli alibi sull’italianità e simili suonano sempre più ridicoli.
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