Le isole stanno diventando sempre più sostenibili: perché non succede anche in Italia?
Paesaggi lunari, sentieri frastagliati che declinano verso il mare portandosi dietro nuvole di polvere, spiagge selvagge dove l’unico conforto è quello di una taverna di legno. Amministrativamente parte del Dodecaneso, ma in realtà ponte con le Cicladi, Astypalea ha intrapreso una campagna che punta tutto sulla sostenibilità.
Auto elettriche, trasporti condivisi, energie rinnovabili, depurazione, riutilizzo dell’acqua, compostaggio. L’isola si propone di tutelarsi; ma anche di superare la concorrenza delle altre decine di stelle che affollano il mare greco. E, se non proprio rivaleggiare con Santorini, almeno diventare il buen retiro di chi cerca un benessere meno modaiolo. Senza rinunciare a qualche comfort.
Non è l’unica. Dalle Canarie alle isole del Mare del Nord, non mancano in Europa e nel mondo esempi di isole che hanno impresso una decisa virata alle proprie politiche, consapevoli della necessità di preservare la propria diversità. I ricercatori e, in certi casi, i governi, guardano con interesse a queste esperienze, perché possono essere riprodotte in città di dimensioni medio piccole. Ma c’è anche un dato sociologico: in questi contesti, la tecnologia, lungi dal plasmare l’esistenza, la semplifica. Anche in questo senso, può essere interessante osservare il come.
La visione olistica di Astypalea
È lui stesso a definirla “olistica”. La strategia messa in campo dal sindaco Nikolas Komineas con il sostegno del governo di Atene è ampia. Ci accoglie nel suo studio in una calda mattinata di inizio luglio. Sferza il meltemi, vento dell’Egeo che spira forte da qualche giorno sulla Xora, la città alta dominata dal castello veneziano. Qui è frequente che le raffiche creino qualche complicazione in alcune zone, rendendo impossibile la balneazione. La conformazione longitudinale dell’isola, però, fa sì che metà del territorio sia riparato. Da una parte placida calma, dall’altra mare grosso. Una risorsa da sfruttare.
“Il nostro è un progetto ad ampio spettro per trasformare Astypalea” spiega il primo cittadino, in carica dal 1998. Il piano è, innanzitutto, eliminare la benzina (che qui costa due euro al litro e deve essere trasportata via nave) entro il 2023 e passare all’elettrico. Tutti.
Un esperimento pilota con vetture donate dalla casa automobilistica Volkswagen è già operativo da inizio estate. In zone strategiche sono state posizionate sei colonnine di ricarica doppie, in grado di rifornire un totale di dodici veicoli contemporaneamente. L’accordo con la casa tedesca prevede, inoltre, prezzi calmierati per un certo numero di nuove vetture, che saranno vendute al costo per incentivare i residenti alla transizione.
Non è tutto. Nei prossimi mesi, racconta il borgomastro, partirà un innovativo progetto di trasporto pubblico: un’applicazione riceverà le prenotazioni degli utenti, studierà il percorso migliore in maniera da ottimizzare tempi e costi, e lo comunicherà all’autista. Niente più giri a vuoto e fermate saltate, si va per la via più breve in base alla richiesta. I noleggiatori di auto, moto e quad, dal canto loro, parteciperanno con i propri veicoli al car sharing.
Stop al gasolio e autosufficienza energetica
L’energia elettrica per far funzionare tutto attualmente viene prodotta da una centrale alimentata a diesel. “Oggi bruciamo otto tonnellate di gasolio al giorno, a cui vanno ne vanno sommate altre due consumate dal trasporto pubblico e privato” quantifica Komineas. Con la nuova centrale a pannelli solari, afferma, già allo studio assieme alla società elettrica nazionale, gli idrocarburi dovrebbero diventare inutili. Potrebbero volerci altri due anni, ma gli ingegneri sono al lavoro.
I pannelli sfrutteranno l’esposizione dell’isola. Ad essi potrebbe aggiungersi una pala eolica, il cui moto sarebbe alimentato con continuità proprio dal meltemi. Idee che hanno sollevato qualche perplessità negli abitanti, preoccupati per il paesaggio. Ma sui tetti di molte case i pannelli sono già installati, e non sembrano dare troppo fastidio. Komineas punta all’autosufficienza a emissioni zero, e garantisce che saranno prese tutte le precauzioni per evitare di deturpare il panorama. Del resto, quella tra transizionisti e massimalisti è una partita sempre aperta, come vedremo nel caso italiano.
Il problema di costi della transizione
Funzionerà? Le macchine elettriche girano già per i saliscendi bruciati dal sole. Capita di incontrarle anche negli anfratti più sperduti, come Mesa Vady, borgo di sei case fuori dalle rotte turistiche e difficile da raggiungere. Una coppia di turisti tedeschi arranca nella polvere. Chiediamo se hanno bisogno di aiuto, e ne approfittiamo per porre qualche domanda“Abbiamo preso un veicolo elettrico perché gli altri erano terminati. Settanta euro al giorno sono molti per noleggiare una vettura ad Astypalea”, si lamenta il corpulento sessantenne alla guida abbassando il finestrino, prima di darci strada con il nostro mezzo, decisamente più adatto al cross. “Anche se – ammette – la ricarica è gratis”.
“E’ un buon progetto, ma ci vorrà qualche anno per svilupparlo – ammette il titolare di un autonoleggio. C’è poi chi esprime riserve di tipo economico. E’ il caso di Kostas Argyros, noto giornalista televisivo. “Francamente – ironizza scettico al telefono con Wired – non riesco a capire come residenti il cui reddito medio in molti casi non supera qualche centinaio di euro al mese possano permettersi veicoli elettrici che ne costano diverse decine di migliaia. Per me è solo un’operazione di marketing, con cui anche il governo, che non a caso si è presentato sull’isola, si sta rifacendo l’immagine in un momento drammatico per il paese. ”.
C’è del vero. La mossa ha innegabilmente portato pubblicità e consentito all’isola di guadagnarsi le pagine dei media internazionali. Ma è innegabile che, nell’epoca del turismo di massa e dei voli low cost, esperienze del genere abbiano senso alla luce di una nuova consapevolezza ambientale. Da qualche parte si dovrà pur cominciare. “Astypalea – chiosa il sindaco – è un esempio di come la tecnologia innovativa può supportare posti piccoli che sono tradizionali. E intendono restarlo”. Santorini con i suoi instagrammers, i droni e le navi cariche di turisti che ballano ad alto vlume, sono lontani. Almeno per ora.
Un milione di bottiglie di plastica
Del resto, Komineas conosce i problemi che affliggono l’isola. La plastica, ad esempio. Da amministratore sa bene che quella utilizzata deve essere smaltita. “Attualmente consumiamo oltre un milione di bottiglie all’anno” riprende. “Il piano va oltre il riciclo: contiamo di farne a meno sfruttando una fonte idrica presente nel sottosuolo dell’isola. Acqua che ha bisogno di essere depurata, ma che ci consentirà di bere dal rubinetto”.
La desalinizzazione, per il momento, non rappresenta un’opzione: costa troppo in termini di elettricità. Ma c’è di più. Del prezioso liquido, la cui scarsità si nota dall’assenza pressoché totale di alberi, si cercherà di non sprecare neanche una goccia, recuperando le acque grigie e nere e riutilizzandole per l’irrigazione a sostegno dell’agricoltura, assieme al compostaggio di materiale organico e letame dei 13mila capi tra pecore e capre presenti sull’isola. E nel futuro esistono altre tecnologie in grado dare una mano, dallo sfruttamento del moto ondoso alle smart grid.
Attività commerciali sostenibili
L’idea di essere sostenibili comincia a far presa anche sui giovani. “È importante mantenersi al passo con i tempi” ammette Victoria, titolare di un negozio nella Xora. Ateniese, ha convertito la bottega storica di proprietà della famiglia del fidanzato in un delizioso angolo che propone abbigliamento e oggetti di design realizzati in terra ellenica. Naturalmente, sostenibili al cento per cento.
Sbirciando tra le etichette è possibile ricostruirne le storie e rendersi conto che l’economia circolare e le sue parole chiave stanno guadagnando spazio ed estimatori nonostante la crisi persistente, grazie a una generazione di giovani designer e imprenditori che hanno studiato nelle scuole di architettura, economia e comunicazione, e ora provano a costruirsi una vita alternativa puntando su autoproduzione e filiere corte.
Le auto elettriche non sono una priorità
Se in Grecia qualcosa si muove, in Italia tutto è spaventosamente fermo nelle isole minori del paese, una trentina. Nel corso degli anni si sono create aspettative riguardo alle rinnovabili. In buona parte disilluse: a scriverlo, senza mezzi termini, è Legambiente nella quarta edizione del rapporto Isole Sostenibili, realizzato in collaborazione con il CNR.
La mobilità non è il problema da cui partire: i grandi temi sono la produzione di energia, che nelle isole non allacciate al continente avviene quasi esclusivamente a gasolio, la raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti, la depurazione dell’acqua.
L’analisi è impietosa. “Se vogliamo un transizione, è necessaria una strategia nazionale condivisa. Ma l’Italia, ahimè, è molto indietro – denuncia Edoardo Zanchini, professore di urbanistica e vicepresidente di Legambiente – Negli altri paesi europei ci sono progetti ambiziosi per fare di queste microrealtà dei laboratori innovativi. Ci sono le isole greche, le Canarie, le realtà del mare del Nord, ma nessuna isola nostrana ha deciso in maniera convinta di intraprendere questo cammino. E – aggiunge – non capisco perché il ministero preposto non si ponga il problema”.
Perché – punta il dito Zanchini – senza il sostegno del governo si può poco o nulla.
Molti gli obiettivi falliti. L’arcipelago delle Eolie al 2020 contava 508 kW di installazioni FER rispetto all’obiettivo di 2.860 kW, Pantelleria con 872 kW rispetto agli ambìti 2.720 kW e l’arcipelago delle Pelagie 605 kW rispetto ai 2.310 kW programmati. Una frazione minuscola, anche in presenza di incentivi; perché, quando le misure ci sono, come in questo caso, a mancare sono i decreti attuativi. Uniche note positive provengono da Ustica, che ha addirittura superato l’obiettivo arrivando a 432 kW di rinnovabili installate rispetto agli ambìti 280 kW, e Capraia, che ha totalmente eliminato l’utilizzo di combustibili fossili per la produzione di energia elettrica.
Non va meglio per l’acqua. Ritardi consistenti ovunque, e in molte isole non risulta la presenza di un sistema di trattamento delle acque reflue (Giglio, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Stromboli, Filicudi, Alicudi, Panarea, Salina, circa il 40% di quelle analizzate). La conclusione del rapporto lascia sgomenti: “si ipotizza che gli scarichi siano riversati direttamente a mare“. Ma anche dove i sistemi sono presenti, sembrano perlopiù incompleti e inefficienti.
I problemi principali che rallentano questa prospettiva sono tre, indica Legambiente nel report: l’informazione sulle opportunità e i vantaggi – anche economici – di questi interventi per i cittadini e le imprese, l’accesso al credito in una fase difficile dell’economia legato alla pandemia, la complessità delle procedure per i vincoli esistenti e i divieti da parte delle soprintendenze. Su tutti questi temi occorrerà lavorare nei prossimi anni.
Il dibattito sul paesaggio
NOn solo. I vincoli paesaggistici sono soffocanti, afferma Zanchini. E se a dirlo è un pezzo grosso di una delle organizzazioni più attive nella tutela dell’ambiente, forse qualche ragione per rinunciare al massimalismo c’è. E’ necessario, si legge nel report, predisporre un piano per ogni isola. E creare una cabina di regia a Roma che comprenda il ministero della Cultura e le Soprintendenze.
“Altrimenti la transizione non la faremo mai. Installare un pannello solare è complicatissimo dal punto di vista burocratico. Pensi che in Sicilia c’è una legge che vieta la realizzazione di impianti eolici su tutte le isole della regione”. Ci sono, prosegue, “anche alcuni paradossi: a Pantelleria, la zona del porto è un’area industriale bruttissima e degradata. Persino lì è vietato. Per non parlare del fatto che per limitare l’impatto visivo dei pannelli, tecnologia che già oggi garantisce ottime prestazioni, basta posizionarli paralleli al tetto. Inoltre, ogni isola dispone di molte aree che potrebbero essere solarizzate: pensiamo ai parcheggi a cielo aperto”.
Sul Giglio, prosegue il docente, basterebbe una pala eolica di medie dimensioni per coprire buona parte dei fabbisogni, a Pantelleria tre. “E poi c’è il problema dei tecnici. Su isole da poche centinaia di abitanti mancano professionalità con il livello di esperienza e competenze adeguate a presentare progetti di questo tipo. È chiaro che deve intervenire Roma”. Il nodo delle competenze era, del resto, stato denunciato anche dalle pmi [inserire link].
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