Bernardo, il pediatra con la pistola, candidato sindaco del centrodestra: non è una barzelletta
Neanche il tempo di digerire la storia dell’assessore leghista di Voghera che gira armato per la città e causa la morte di Youns El Boussetaoui, che ecco che da Milano ne arriva una potenzialmente ancora più incredibile. Il candidato sindaco meneghino per il centrodestra Luca Bernardo, voluto da Matteo Salvini, è stato accusato di girare armato anche lui, non solo per la città ma anche per il suo luogo di lavoro, un ospedale, più precisamente il reparto di pediatria. Bernardo prima ha smentito, poi ha annunciato querele, infine in una giravolta carpiata da medaglia d’oro nel corpo libero alle Olimpiardi di Tokyo 2020 ha ammesso che sì, la pistola in ospedale se la porta, ma non in corsia quando ha a che fare con i bambini. Una giustificazione talmente tragicomica da sembrare irreale, più consona al set di Scherzi a parte che non a una campagna elettorale.
Il candidato sindaco milanese ha invocato la legittima difesa personale, una parola ormai talmente abusata nel centrodestra da essersi trasformata in una sorta di password con cui sbloccare ogni dichiarazione pubblica. C’è da dire che quello delle aggressioni ai medici è un problema molto diffuso in Italia, che riempie quotidianamente le pagine dei giornali. I dati Inail parlano di cinque aggressioni al giorno, ogni anno almeno un medico muore a causa degli attacchi di pazienti o familiari che scaricano su chi si trova in corsia la loro rabbia e frustrazione. Ma se si analizzano meglio questi dati, emerge come l’ultima persona che deve temere una situazione simile è proprio il pediatra Bernardo.
Le aggressioni avvengono per la quasi totalità in reparti di psichiatria o nei pronto soccorso, inoltre nel 70 percento dei casi le vittime sono donne. L’uomo del centrodestra di Milano, che di lavoro cura i bambini, non rientra invece in alcuna statistica. Bernardo ha detto che comunque quasi tutti i medici portano con sé un’arma in ospedale, una versione smentita tanto dai numeri nazionali sul possesso legale di armi – 500mila per difesa personale, i medici in Italia sono 400mila, significherebbe che tutte le armi in Italia sono di fatto in mano ai medici – quanto dalle dichiarazioni di condanna che in queste ore stanno facendo figure di spicco come il fondatore di Emergency Gino Strada o la primaria del Policlinico di Milano Alessandra Kustermann, che ha detto di non aver mai visto un collega armato in 50 anni.
Insomma, Luca Bernardo è già nell’occhio del ciclone e quello che ci viene da pensare è che se l’idea securitaria della destra nostrana è quella di un pediatra che gira armato per l’ospedale, allora tanto vale tenerci criminalità e delinquenza. Sì perché se dall’ala sovranista da anni veniamo bombardati da deliri sull’ordine pubblico e su un’Italia alla deriva dal punto di vista securitario, la realtà è che a leggere la cronaca quotidiana chi ci incute più timore di tutti sono proprio i rappresentanti politici che si fanno portavoce di tutto questo. Le armi in ospedale sono roba che ci aspetteremmo di trovare in Texas, invece non solo la ritroviamo in Italia ma anche nella figura del candidato sindaco di uno dei principali centri nazionali. Un caso che è solo l’ultimo di una lunga serie.
Nei giorni scorsi abbiamo scoperto la storia dell’assessore leghista alla sicurezza di Voghera che come idea di sicurezza ha quella di girare armato per la città di sera e portare ordine con colpi di pistola che ancora non è chiaro se siano stati volontari o accidentali, ma che comunque hanno causato la morte di una persona. Guardando altrove, c’è il caso del sindaco-sceriffo veneto di Fratelli d’Italia, Joe Formaggio, noto a livello nazionale per la sua abitudine a girare per il territorio con il fucile puntato. O anche quella del candidato leghista a Ferrara Stefano Solaroli, con i suoi video a letto con la pistola carica poggiata al suo fianco. O, ancora, del presidente di centrodestra del consiglio comunale di Foggia, Leonardo Iaccarino, beccato a sparare colpi di pistola dalla finestra per capodanno. E come dimenticare poi l’ex candidato leghista Luca Traini, che come idea di sicurezza aveva quella di girare per Macerata e sparare su quelli che lui riteneva extracomunitari?
Sono solo alcune storie recenti che ci spiegano qual è la ricetta del centrodestra contro il presunto “allarme sicurezza”: creare un clima di insicurezza reale, un far west all’americana dove la pistola diventa un diritto di tutti e i politici locali si trasformano in agenti di commercio di questa idea di disordine camuffata da ordine. Una visione di cui non abbiamo bisogno, in un paese dove i dati dicono che la criminalità è in costante calo e ad aumentare, sotto la spinta di certa politica, è semmai la forbice tra percezione e realtà. In questo contesto, l’unico vero elemento di timore è rappresentato dall’assessore armato per le vie del paese o dal pediatra-sindaco con la fondina sotto il camice.
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