Il risiko della Cina sui chip mette alle strette il Regno Unito
Il più grande stabilimento di chip del Regno Unito è stato acquisito da Nexperia, compagnia con base in Olanda ma di proprietà cinese: ora il governo britannico valuta l’opportunità di mettere sotto scrutinio l’operazione da 63 milioni di sterline. L’impianto Newport Wafer Fab fa parte di un cluster nella filiera dei semiconduttori che il governo del Galles sperava di espandere, ma ora diventerà una sussidiaria di Wingtech Technology, produttore cinese di chip per automobili, quotato alla Borsa di Shanghai. Boris Johnson vuole vederci chiaro, dopo che il governo ha già estromesso Huawei da infrastrutture chiave come la rete 5G e che l’anno scorso è stata promulgata una legge che rinforza i poteri in materia di acquisizioni industriali, per questioni di sicurezza.
L’azienda impiega 450 persone ed è attiva sin dal 1980, ma non è in un buon momento: il fatturato è sceso a 30 milioni di sterline nel 2020, dai 49 milioni del 2019. Nwf fa parte di un gruppo di organizzazioni insieme alle università di Cardiff e Swansea, che ha l’obiettivo di rendere il Galles un leader tecnologico mondiale, ma nel 2019 Nexperia ne è diventato il secondo azionista, fino all‘acquisizione completa al 100%. Sempre due anni fa, Nexperia era stata acquisita a sua volta dalla cinese Wingtech le cui azioni, secondo i dati pubblicati online da Datenna, società di consulenza su investimenti cinesi in Europa, sono riconducibili attraverso diversi livelli di proprietà a entità governative cinesi per il 30% una quantità “piuttosto importante”.
La Cina ha il più grande mercato dei chip, ma solo il 16% di quelli che usa sono prodotti entro i propri confini. In atto ci sarebbe quindi un risiko cinese per l’autosufficienza in un momento di crisi del settore. I precedenti in Europa riguardano l’acquisizione della britannica Imagination Technologies (semiconduttori e progettazione software) da parte di Canyon Bridge per 763 milioni di dollari nel 2017. Tsinghua Unigroup acquisì i francesi di Linxens per 2,6 miliardi di dollari nel 2018. Jianguang, un fondo di gestione capitali, fece lo stesso con l’olandese Ampleon per circa 2 miliardi di dollari nel 2015. In tutti questi casi c’è l’influenza del governo cinese, secondo l’analisi di Datenna riportata da Cnbc.
La scorsa primavera Mario Draghi, capo del governo italiano, ha esercitato i diritti di golden power per bloccare l’acquisizione di Lpe, una piccola ditta lombarda di semiconduttori, da parte di soggetti cinesi.
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